Esploro. In basso non vedo abbastanza. La
presunzione di essere in alto mi fa pensare di vedere tutto. C’è qualcosa che
non so spiegare. Diventa magico, miracoloso. Rischioso.
Guru,
aria da folletto.
Sfiora il mio plesso solare ed avvia un ritmo.
Istigatore di amene emozioni ridesta la mia anima di cui l’intuito, attonito,
attraversa il vissuto nei particolari.
Come in un viaggio verticale osservo. Le
immagini cambiano, s’investono, sgorgano da angoli segreti del vissuto che
ripercorro, luogo in cui percepisco tutto ciò che è irrimediabilmente perduto e
forse, anche ciò che si nasconde dietro tale perdita.
Cielo aldilà del cielo mi raggiunge e navigo i
suoi spazi di gomma. Eccitata la mia mente mentre continua a fare ordine. Ogni
suppellettile ricompare e sembra al suo posto eppur seguita ad invadermi un
nauseabondo senso di scompiglio, di frenetica ambiguità: lieve, ma costante il
mio malessere.
Una risata esplode, parodia dei giorni andati,
mi burla il giullare messaggero dell’Io:
- Coperta di severe, ricche vesti amasti, e ti
detesti?
Sono in bilico ed intorno... oscurità. Una
traccia luminosa da seguire e d’impulso ci cammino dentro, ma sento
costantemente che qualcosa aggrava il mio percorso trattenendomi alle spalle
con una determinazione forte almeno quanto la mia, qualcuno o qualcosa da
valutare con attenzione, un ostinato divieto, una strada senza sbocco.
Mi volto,
ripercorro con cautela un’altra parte di me, in
un istante, mi sdoppio. Conscia della profondo cambiamento innescato, rilevo la
linea del tempo che riempie lo spazio, immenso dentro il buio degli occhi
spontaneamente stretti. Lascio che il passato entri in scena. Scorre, e lo
attraverso intervallando il mio viaggio con brevi immersioni nella realtà dei
minuti che veloci scivolano addosso alla concretezza a cui è affidato il mio
corpo… .
Ma un istante:
tutt’intorno diviene privo di forma, il cuore
tonfa forte e prende campo, ora esplode nelle tempie, predatore vorace di
intellettive volontà. Il controllo è totalmente smarrito. In questa nuova
dimensione tutto si muove senza ch’io possa predisporne l’avanzamento.
Delicato. Fondamentale.
Mi siedo,
ginocchia aderenti al suolo prendo fiato ed apro
gli occhi lentamente per osservarmi intorno. Inquisitrice di efficaci
espedienti, dentro ho già visto molto.
So che da qualche parte è disperso il filo della
mia esistenza, forse tra le mani di un tessitore scelto male. Ubriaco di
desiderio, giacque tra le mie braccia ed ingannò me stessa, il mio cuore e
questa casa, la mia casa. Impostore che io permisi scatenò un dilemma dalle
ingannevoli caratteristiche e sono anni che mi domando:
- Maya, chi sei tu realmente? Cos’è andato di te
e quanto resta.
Ognuno di noi è la somma di momenti vissuti. Di
esperienze realizzate e non. Tutto ciò che si è lasciato indietro va presto o
tardi riaffrontato ed io ci provo, adesso, nel marasma di questo momento
particolare che sto vivendo, apro le mie porte ed esploro le cripte
dell’ego.
Il cuore rallenta, la mente cammina ed inciampa.
Piccole celle in cui piombo giocando innocentemente col fato, con me stessa,
con quel dio che ricerco dentro l’uomo.
Forse anche fuggo, sostituendo alle
responsabilità trascurate le altrui colpe.
Le colpe. Avversari virtuali che guizzano come
viscidi soldati nelle notti affollate dei miei incubi . Di cespuglio in
cespuglio analizzano, utilizzando zone del mio cervello che consapevolmente
tendo a trascurare, stati d’animo che non sarei altrimenti in grado di approfondire.
Rabbia, dolore, paura, rancore, abbandono,
solitudine, pentimento. Disperazione, senso di colpa... Alienazione!
Conflittualità di ogni genere e spessore.
Tregua!
Qualcuno, qualcosa, faccia di me il guerriero
scrupoloso e vincente di cui si intuisce la forza.
Codardi e senza amore mi avete
abbandonata!
Abbandonata nell’intento di una guerra
apparentemente priva di nemici. Che in realtà, mi pone dinanzi alla possibilità
di combattere la battaglia più avvincente. Solitudine.
“Si, solitudine in cui cercare.
Medito. Poiché non vedo mi sforzo di sentire e
spesso mi raggiunge una chiara sensazione di dualità, lo specchio in cui
osservare l’altra parte di me. Forte incremento alla mia crescita.
Sono preda di ciò che gli esperti definiscono
esaurimento. Lo esorcizzo portandone i sintomi alla massima potenza, in tre
parole: sto sperimentando follia.
Ed attiro facilmente giudizi. Perciò mi isolo
correndo il rischio di vivere la morte. E la temo, solo in questo senso.
Pausa e realizzo.
Mi piace.
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